All’ultimo anno delle scuole superiori (non importa se liceo, istituto tecnico o professionale) al docente (tuttologo) di materie letterarie si chiede di insegnare la storia della letteratura moderna e contemporanea, con particolare attenzione ad autori canonici, quasi sempre presentati a coppie (a volte antinomiche) – Leopardi e Manzoni, Zola e Verga, D’Annunzio e Pascoli, Ungaretti e Montale, Primo Levi e Calvino, Vittorini e Gadda… – e inquadrati immancabilmente all’interno degli “ismi” otto-novecenteschi: Romanticismo, Naturalismo, Verismo, Decadentismo, Simbolismo ed Estetismo, Crepuscolarismo, Ermetismo, Neorealismo, Sperimentalismo…su su fino alla post-modernità e alla post-postmodernità!
Possiamo organizzare il lavoro per moduli (i generi, gli autori, le forme metriche e retoriche…), oppure scegliere un tema (donna, amore, guerra, cibo…) e girarci intorno, possiamo decidere di far “parlare i testi” o di partire dai “contesti”…in ogni caso si tratta di un’impresa lunga, difficile, piena di intoppi, fermate e ripartenze, che dovrebbe condurci, attraverso due secoli densi di avvenimenti, dal romanzo all’anti-romanzo, dalla poesia all’anti-poesia.
Non sono certo la prima a lamentare la difficoltà di questa mission (spesso impossible), né sarò l’ultima. Credo però che il primo passo da fare – per intraprendere al meglio quest’avventura ed evitare traumi, fraintendimenti e rinunce – sia quello di offrire ai ragazzi delle coordinate, degli “indicatori”, per meglio comprendere quando abbia inizio la modernità letteraria:
TRASFORMAZIONI POLITICHE: l’Ottocento è il secolo dei moti insurrezionali e delle lotte nazionali. In Germania e in Italia si combatte per realizzare l’unità. In Italia le guerre d’Indipendenza alimentano un forte sentimento patriottico e un nuovo interesse per la società, la realtà, la contemporaneità (storia vs mito). Nel resto d’Europa i popoli si battono contro l’autoritarismo dei regimi assoluti e reclamano la Costituzione.
TRASFORMAZIONI SOCIALI: la borghesia (industriale, commerciale, impiegatizia) è ancora la classe sociale dominante in tutta Europa, la sua ascesa coincide anche con una maggiore richiesta di cultura (la borghesia è il pubblico al quale si rivolgono artisti, narratori, poeti, drammaturghi). Tuttavia comincia a farsi largo il proletariato, fermamente intenzionato a battersi per i propri diritti, sostenuto dai nuovi partiti di massa.
TRASFORMAZIONI ECONOMICHE: in tutta Europa si afferma il liberismo economico ed aumenta la circolazione delle merci. Alla fine dell’Ottocento la seconda rivoluzione industriale (che dà vita al fenomeno del neo-colonialismo) segna l’inizio di un grande progresso tecnologico e industriale che avrà enormi ricadute anche sul piano socio-culturale (l’invenzione del treno, accorciando le distanze, contribuirà a trasformare la percezione del tempo e dello spazio). L’Italia cresce sul piano industriale, diminuisce l’analfabetismo, la popolazione aumenta, ma all’indomani dell’unificazione si trova a fronteggiare gravi problemi quali il divario Nord/Sud, la “questione meridionale”, il deficit pubblico.
TRASFORMAZIONI CULTURALI: al poeta romantico (in voga nel primo Ottocento), portatore di valori collettivi positivi, subentra nella seconda metà del secolo il poeta moderno, ribelle e anticonformista, che disprezza il pubblico massificato, rifiuta la mediocrità e le convenzioni borghesi e spesso sceglie una vita irregolare (Baudelaire, i “poeti maledetti”). In Italia convivono tendenze contrastanti: abbiamo Carducci poeta-vate, ma anche la Scapigliatura. Il secondo Ottocento è anche il periodo del Positivismo che applica alla società le teorie di Darwin e la interpreta come il frutto di un’evoluzione che va dalle forme più semplici a quelle più complesse (Spencer). La fiducia positivistica nella scienza influenzerà il Naturalismo francese (e, in parte, il Verismo italiano). Parigi è la capitale della cultura europea, ma in Italia nasce la nuova industria editoriale (Treves e Sommaruga) e aumenta la diffusione della stampa periodica.