Stefano Ercolino ha da poco pubblicato presso Bompiani la versione italiana de Il romanzo-saggio (l’originale era uscito in inglese per Palgrave Macmillan).
In questo articolo uscito il mese scorso sul blog Le parole e le cose l’autore spiega in modo semplice e convincente la genesi del romanzo-saggio, alla fine del XIX secolo, un periodo ricco di trasformazioni politiche e socio-economiche che ebbero inevitabili ricadute in ambito artistico e letterario. Questo nuovo genere “ibrido” e “critico” (assai lontano dalla “pura narrazione” di Balzac), attraverso l’introduzione di “una forma non narrativa e atemporale (il saggio) in una narrativa e temporale (il romanzo)”, si mostrava come l’unica possibilità di rappresentazione letteraria di una realtà divenuta sempre più complessa e fortemente ambigua; una nuova forma-romanzo in grado di “catalizzare e di sottoporre a esame critico la polifonia culturale di fine secolo”:
…per affrontare e scandagliare la ricchezza culturale dell’“abbondanza” di fine secolo, era necessario uno strumento potente, che la natura sostanzialmente illuministica e critica del saggio sembrava in grado di offrire.